Durante il periodo borbonico, in quasi un secolo di lavoro, Carditello, nell’ambito del Sistema delle #ResidenzeBorboniche, ha rappresentato un laboratorio innovativo per la produzione della mozzarella, l’allevamento di cavalli, bufale e vacche e la coltivazione di cereali, foraggi, legumi, canape e lino. Dopo l’unità d’Italia la tenuta borbonica passa prima al demanio sabaudo, poi all’Opera Nazionale Combattenti e infine al Consorzio di Bonifica del Volturno.
A partire dalla fine degli ’80 dello scorso secolo Carditello fu completamente abbandonata, oggetto di furti e atti vandalici, rischiando di essere perduta a causa di un’asta di vendita. Solo l’attenzione di cittadini, comitati e associazioni ha interrotto, grazie ad una grande mobilitazione e partecipazione dal basso avviata tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000 e conclusasi tra il 2013 e il 2014 con l’acquisizione della residenza borbonica da parte del MiBACT, il lento declino del monumento nazionale, oggi nella cura della Fondazione Real Sito di Carditello che dovrà tracciare il futuro del gioiello borbonico dell’antica #CampaniaFelix.
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