Enrico Passaro, Non facciamo cerimonie. A spasso nelle vicende del protocollo di Stato, Napoli, Editoriale Scientifica, 2020 pp. 256, euro 16,00.



Enrico Passaro nel prezioso volume Non facciamo cerimonie. A spasso nelle vicende del protocollo di Stato illumina con maestria, pagina per pagina, tutto quello che avviene davanti e dietro le quinte delle cerimonie dello Stato. L’Autore, dopo una colta Introduzione che muove dal Vangelo secondo Luca, ci presenta una miriade di riti solenni, curiosi e finanche “bizzarri”, attraverso tre circostanziati capitoli:

1. Tra regole e prassi… Cerimoniando & protocollando, 2. Dentro la Storia, e le tradizioni… Cerimoniando nella Memoria, 3. Protocollo, ma non solo… Cerimoniando in allegria. Celebrazioni e ricorrenze pubbliche, assolutamente necessarie per formalizzare e tradurre in sostanza le condizioni democratiche dello Stato, della Repubblica italiana. Cerimonie, dense di simbologie, che hanno origini lontane, anzi, il rito “più è antico e più è solenne”. Non mancano riti più vicini a noi, proprio perché afferenti alla celebrazione dello Stato repubblicano, di cui la “sua principale e preponderante fonte che ne genera l’esistenza, la Costituzione del 1948”. Lungo questo solco, ci imbattiamo, in una serie di eventi che riguardano appuntamenti sottoposti a regole e prassi in cui domina sempre un altissimo senso dello Stato, dell’appartenenza ad un popolo, ad una Storia, la nostra, dell’Italia risorgimentale e costituzionale. Ci sono riti “apparentemente innocui, inoffensivi”, eppure “solenni”, come quello famoso del “passaggio della campanella” tra il Presidente del Consiglio dei Ministri uscente e il nuovo premier. Una cerimonia colma di aspettative da parte di tutti: in primis dai cittadini. Un momento che sovente si è risolto con assoluta calma ed eleganza, in altri con “profonda sofferenza”. La memoria corre inevitabilmente alla triste scena del “passaggio” tra Enrico Letta e Matteo Renzi. Passaro dipinge la scena con eccezionale meticolosità rievocando una sorta di scena shakesperiana, da cui balzano le molteplici tensioni e incomprensioni dei due politici, peraltro dello stesso partito. Altro curioso dubbio sul rito della “campanella” è stato quello del passaggio del Conte uscente al Conte entrante, gettando i cerimonieri nel “panico”. Anche in questo caso, l’Autore ci rinvia a pagine di particolare bravura espositiva. Nel singolare caso, il rito si risolse con la più semplice delle soluzioni, optando per un monologo: il Presidente Giuseppe Conte passava a se stesso la campanella! Certo al rigore degli infiniti aspetti protocollari e cerimoniali, Passaro con indiscussa onestà presenta anche la consueta debolezza del Governo italiano, ovvero “i frequenti scossoni e cambi di leadership”, precisando che in dieci anni ha visto ben 7 governi! Ovviamente tutt’altra storia in altri Paesi, dove l’Autore ci ricorda che le compagini governative hanno lunga vita. Sul punto, Passaro, simpaticamente “invoca” una “vertenza sindacale internazionale”, consapevole della certa inutilità della stessa e dell’altrettanta certezza che in Italia i governi hanno vita breve! Non mancano analisi sulle procedure protocollari del sistema relativo all’insediamento del nuovo Governo. Ancora una volta Passaro felicemente si sofferma illustrando scene in ogni sua peculiarità che riguardano sia i protagonisti che i luoghi istituzionali in cui avvengono gli eventi. L’interessante volume è corredato da innumerevoli foto, tra cui spicca quella dell’allora Presidente del Consiglio Gianni Letta con un sorridente Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin. Era il 26 novembre 2013 a Trieste, in una giornata assolata nella bellissima piazza Unità d’Italia. Sullo sfondo la bandiera russa, i due Presidenti si incontravano con le Autorità locali, in una circostanza da cui emergono tanti sorrisi, cordialità e serenità, dove nessuno avrebbe mai presagito quanto adesso scatenato da Putin in Ucraina. Il libro, oltre a considerare gli innumerevoli episodi che coinvolgono sostanzialmente i grandi della terra, prende in esame anche un “cerimoniando in allegria”, in cui analizza tra l’altro: La regola delle gambe accavallate; Lo smartphone: croce e delizia…, ed ancora Un voto ai professori e la ‘Fiction’ vuole le sue regole… di cerimoniale e finanche Usi e costumi al tempo del coronavirus. Di particolare interesse sono le pagine dedicate a La cultura è a Matera, in cui Passaro nell’esaltare le meraviglie della città, tanto amata da intellettuali ed artisti, tra cui spiccano Carlo Levi, Pier Paolo Pasolini e Francesco Rosi, sottolinea che in questo caso, in cui vedeva la città “Capitale della Cultura”, il cerimoniere all’arrivo del Presidente del Consiglio dei ministri, non si è tenuto alle “rigide regole del protocollo”, al fine di non limitare gli spazi e la festa alla collettività. L’Autore valuta piacevolmente le anzidette tematiche con maggior piglio narrativo piuttosto che con quello descrittivo dei fatti riguardanti le complesse cerimonie. La questione non è di poco conto. Ed invero, Passaro espone lucidamente le insidiose questioni da affrontare volta per volta, in cui bisogna risolvere alla perfezione le problematiche che riguardano un vero campo minato, come ad esempio quello della religione di appartenenza del protagonista di turno. Insomma, il compito del “cerimonialista” non è affatto facile, ricorda l’autorevole Massimo Sgrelli, “un maestro del cerimoniale” che firma l’impeccabile presentazione del volume, precisando che Le forme pubbliche non sono formalismi. Eppure, come emerge da ogni capitolo del libro, Enrico Passaro quel lavoro, in quanto attuale responsabile dell’Ufficio del Cerimoniale di Stato e per le Onorificenze, lo svolge con immensa passione e impegno, soprattutto con assoluto rigore e competenza.

Antonio Borriello