(quinta parte) – Alle residenze dei Torresi si associarono anche le numerose residenze e stive di notabili napoletani. Il sacerdote Vincenzo Di Donna, così ci descrive Torre del Greco nel sec. XVIIII: “L’amenità del paese, la salubrità dell’area, l’abbondanza dei viveri hanno attirato talmente la gente, che oggi non v’è in Napoli persona che non ci vada a diporto, non vi è infermo che ivi non vada a ristorarsi e molti vi
posseggono delle ville e dei bei casini e sono così tanti, che non paiono più casali, ma borghi di Napoli, per la continuazione delle fabbriche e per la vicinanza della città”. Nella guida di Napoli e delle Esposizioni d’Igiene, vi è un ritratto della città agli albori del XX secolo:” Torre del Greco è la villeggiatura più amena e frequentata della Provincia, e gli infermi vengono da ogni parte a riacquistare, nella mitezza del suo salubre clima, la perduta sanità del corpo. Alcuni dotti scienziati, nelle loro memorie hanno provato l’utilità di stabilire a Torre del Greco delle stazioni d’inv erno e degli ospizi marittimi, seguendo i più accettati dettami della scienza. Il clima la flora vesuviana ed i suoi boschi di pini, così commentati nella cura della tubercolosi, avvalorarono le loro proposte. Ha sontuosi alberghi, ville amene e deliziose lungo il miglio incantato e alla contrada Sedivola-Cappuccini, ove l’area bals amica e pura, la temperatura mitissima, sotto la volta perennemente azzurrina del cielo, rendono la vita sicura da ogni malanno tra il verde, i fiori e la costante primavera”. Per rispondere agli obiettivi propostici di una lettura ravvicinata delle matrici dello sviluppo edilizio presenti in questo territorio, ci siamo avvalsi della cartografia disponibile opportunamente prescelte. La prima è del 1835, mentre la seconda che è dei primi anni dell’900, e la terza che è del 1954 sono dell’Istituto Geografico Milit are. Questi tre documenti ci illustrano in modo sufficientemente ampio le connessioni che si sono verificate tra il patrimonio edilizio e la corrispondente struttura socioeconomica presente. La prima planimetria ci offre l’opportunità di scoprire un territorio essenzialmente agricolo. Sentieri in terra battuta portavano alle ville sparse attorniate dai loro estesi fondi agricoli. E’ il caso del Casino Palomma o Palommiello, che diete il nome alla contrada poi chiamata Palombella. Ad essa si arrivava per mezzo dell’attuale via Maresca che attraversava le proprietà Brancaccio ed Jervolino. E’ ancora ben evidente la colata lavica del 1794 che copri gran parte della proprietà Brancaccio. Nella planimetria del 1900 sono riportati una serie di nuovi assi viari, che migliorarono l’accesso tra la parte bassa e la parte alta della città. La più importante strada era la via Circumvallazione, iniziata dopo l’eruzione del 1861, che partendo dal limite nord del centro abitato, evitava completamente il centro storico, e si concludeva al termine di via Purgatorio. Questa arteria, delimiterà una vasta area, che sarà urbanizzata inizialmente, solo lungo il suo percorso e sulle vie c he l’incrociavano come Abolitomonte, e le già presenti vie Cappuccini e Gaetano De Bottis. Nuovi assi viari sono anche via Marconi, via Tironcelli e Via Beneduce d ove sorgeranno le ville Paradiso, Maiello e Ciavolino, mentre il Casino Palomma è passato di mano ai nobili Gaetani-Varro.
Arch. Giorgio Castello
fine quinta puntata. Continua…
Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 25 marzo 2015