Le opere* esposte ci conducono in un viaggio attraverso la contemporaneità lacerata dalla violenza e dalla sopraffazione. Il viaggio ha un inizio: è il 17 marzo del 2017 quando Palmira, la  sposa del deserto  , viene distrutta dall’Isis, crimine di guerra secondo l’Unesco, crimine contro l’umanità agli occhi dell’artista che inizia a cercare il senso dell’esistere davanti al male assoluto. In  Explosio , di fronte al dolore collettivo di conflitti consumati nei confini opprimenti del mondo, emerge e si erge la straordinaria forza di corpi di marmo citati, evocati, recuperati da un passato a cui bisogna ancorarsi per non lasciarsi sopraffare. Le statue, solo in apparenza testimoni inermi, con le loro gambe, le loro caviglie, i loro piedi sembrano sorvegliare la contemporaneità da spazi remoti e sono capaci di trasmettere a chi le guarda il desiderio di una trasformazione profonda.
Si materializza così il concetto stesso di  Krisis, intesa come la scelta  di non rinunciare a cercare incessantemente un senso al nostro esistere e al nostro morire. Chi percorre la mostra è così protagonista di un viaggio sospeso tra presente e passato, tra orrore e stupore. Ancora una volta saranno gli  indizi espressi con pudore , come suggerisce Achille Bonito Oliva nella nota critica che accompagna la mostra, a creare cortocircuiti nella coscienza: muri, fili spinati, deserti, distese ghiacciate, paesaggi abitati da passi condivisi, da danze infinite, da giochi sospesi, da simboli infranti. Il tonfo prodotto dall’orrore si trasforma quando approda alla speranza o, forse, alla certezza che per sopravvivere al dolore bisogna cercare e custodire la bellezza. Il titolo della mostra,  Explosio,  come scrive Achille Bonito Oliva, «evidenzia la capacità dell’arte di sviluppare un ulteriore valore: la coesistenza delle differenze. L’opera, attraverso l’armistizio della forma che adotta la strategia dell’esplosione, approda ad un’immagine che pacifica ogni contrasto, e celebra la convivenza degli stili. L’arte è un cortocircuito che afferma la vita reale delle forme».