Lo scorso lunedì 17 febbraio, presso la sede dell’Associazione Culturale ed Ambientale “Arcobaleno”, a Torre del Greco, si è svolto il convegno letterario : “Attualita’ e Modernita’ delle opere di FRANCESCO MASTRIANI a 200 ANNI DALLA SUA NASCITA”, nell’ambito delle iniziative promosse per celebrare il bicentenario della nascita del romanziere napoletano.
L’evento, promosso dalle Associazioni Arcobaleno e Mondoscuola, presiedute rispettivamente da Gerardo Sorrentino e da Gennaro Mantile, ha riscosso un notevole interesse tra i convenuti, visto anche lo spessore culturale e l’abilità comunicativa degli oratori.
Ma a suscitare tanta attenzione sicuramente un tema , ahimè, ancora poco battuto nella nostra tradizione letteraria : la figura di Francesco Mastriani , autore partenopeo tanto creativo e fertile quanto bistrattato dalla cultura “ufficiale” di ieri e di oggi.
Il suo nome, infatti, non evoca nei più nessun tipo di riferimento diretto con una delle sue molteplici opere; eppure titoli come “La Cieca di Sorrento”, o “Medea di Porta Medina”, sono sicuramente notissimi a molti di noi!
L’occasione del bicentenario è servita da volano per proporre la riscoperta di questo abile scrittore, precursore assoluto di generi, quali il romanzo giallo o quello che oggi diremmo “pulp”, ampiamente esplorati dalla letteratura e dalla cinematografia contemporanee.
Un parterre, dunque, di conferenzieri autorevoli ma, soprattutto, che si sono spesi a vario titolo in lunghe ed approfondite ricerche sull’Autore: la prof.ssa e scrittrice Anna Gertrude Pessina , la prof.ssa Carmen Orefice, docente di Storia e Letteratura Italiana, il dott. Emilio Mastriani, diretto discendente dell’autore, il dott. Ermanno Corsi, decano e Maestro del giornalismo nazionale, che ha svolto il ruolo di moderatore.
Ad introdurre i lavori Gerardo Sorrentino, Presidente dell’Associazione ospitante , e Gennaro Mantile, Presidente dell’Ass. Mondoscuola.
Tutti gli oratori hanno dissertato sulla figura di Francesco Mastriani, sia sulla sua biografia travagliata e, spesso, costellata di sofferenza, sia sulla sua sconfinata produzione letteraria, amatissima dal popolo di una Napoli ottocentesca, alle prese con problematiche esistenziali assolutamente affini a quelle che ancora la affliggono oggi.
Verista e realista prima, romantico nella seconda fase produttiva, l’Autore deve molto del suo genio creativo a doti di osservatore e analista della società del suo tempo , in modo particolare del popolo.
Una vena creativa, la sua, degna dei romanzieri più accreditati del nostro panorama letterario, unita ad una capacità di registrare e “fotografare” la realtà come un vero e proprio cronista in trincea, di quelli che non temono di testimoniare la cruda drammaticità dei fatti.
Pertinenti e sagaci anche alcuni interventi dei convenuti. Tra gli altri quello di Aldo Cianci, esperto di Lingua e Letteratura italiana ed europea, che ha tenuto a sottolineare come, ancor oggi, molti “addetti ai lavori” spesso continuino a snobbare Francesco Mastriani, non riconoscendogli i meriti che senza ombra di dubbio ha dimostrato di possedere ( in particolare il riferimento è all’omessa citazione dell’Autore in un recente saggio sulla storia della letteratura gialla).
Insomma una sorta di “damnatio memoriae”, tanto ingiustificata quanto difficile da estirpare.
Pressoché ignorato anche nei percorsi didattici di narrativa, come ha evidenziato la prof.ssa Orefice, malgrado egli fosse profondamente convinto del ruolo salvifico dell’istruzione e della cultura ( la presenza in sala di numerosi docenti, dirigenti scolastici e l’ex Provveditore agli studi di Napoli Luigi De Filippis, per fortuna, sono un segnale che si inizi a porre riparo a una così clamorosa esclusione).
Carismatica ed incisiva la chiosa di Ermanno Corsi , appassionato sostenitore della genialità di Mastriani che definisce “ scrittore di grande attualità che riscostruisce il passato e ci proietta nel futuro”, e ancora “ un autore che sfugge a ogni scolastica omologazione…con una visione del socialismo che non ha come obiettivo la lotta di classe, ma la rappresentazione oggettiva e partecipe di quelle condizioni ambientali napoletane in cui è la vita che manca alla vita…”.
Marika Galloro
( foto gentilmente concessa da Carlo Vitiello)