Ben 1000 antichi detti e modi di dire tradotti e commentati in ‘Napule e napulitane dint’ ’e pruverbie’. Lunedì 27 febbraio alle ore 17,30 al PAN presentazione del libro di Roberto D’Ajello.

Dalla premessa dell’A. […] L’impostazione e il canovaccio di quest’antologia di proverbi su Napoli e Napoletani, sono ancora una volta simili a quelli delle raccolte che l’hanno preceduta.

Qui troverete tre soli capitoli, rispettivamente dedicati: alla Città, alla sua provincia allargata, e al nostro patrono laico: il santissimo Pulcinella.



La sola novità consiste nel non aver sottolineato alcuna distinzione tra proverbi e modi di dire. Chiarisco, a proposito degli uni e degli altri, che i primi, più complessi, consistono in detti sentenziosi, brevi ed arguti, di origine e diffusione popolare, che espongono, per lo più in modo figurato e allusivo, verità, concetti, regole, consigli, convinzioni o paradossi comunemente accettati.

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Come, ad esempio: ’A monaca ’e Casale: muscio nun ’o senteva e tuosto le faceva male, Chi ’a vô bella e agghiustata ha dda ji’ a la Nunziata, e Dicette Pulecenella: N’aggio cunusciute puttane, ma comm’ ’e ffemmene maie!

Che i modi di dire, più concisi, sono frasi peculiari d’uso ricorrente, altrettanto ruspanti e di pari arguzia, che esprimono, in modo metaforico e paradossale, situazioni, opinioni, comportamenti, definizioni, cuffiature, improperi. Come, ad esempio: Essere ’e casa Spòseto, L’appesa ’e Pererotta, S’è araputa ’a prufummaria ’e Bertelle! Ma devo avvertire che, talvolta, il confine tra gli uni è gli altri è estremamente labile. esempio: Essere ’e casa Spòseto, L’appesa ’e Pererotta, S’è araputa ’a prufummaria ’e Bertelle! […]