La conquista di Palazzo Baronale non è scontata per nessun candidato sindaco, soprattutto se i torresi si affideranno a volti meno “soliti”
Nella vita di tutti i giorni, come in politica, c’è chi ha il coraggio di mettersi in discussione, prendendo più di qualche rischio, e c’è chi, a situazioni complicate, preferisce essere ovattato tra la sicurezza di poter contare sugli altri. Nelle comunali di maggio, sicuramente chi verrà ricordato per il suo coraggio sono coloro che si sono messi in gioco e hanno deciso di correre per la carica di sindaco con la sola forza della propria lista di riferimento. A Torre del Greco ci sono quattro coraggiosi che si chiamano Filippo Colantonio, Ludovico D’Elia, Giandomenico Maglione e Michele Borriello.In polit ica si può perdere, per carità. Ma il suicidio non viene mai perdonato e perfino l’aver rubato a man bassa o mal governato sono ostacoli meno insormontabili dello scherno che colpisce chi si costruisce con le proprie mani la sconfitta, o chi getta al vento una vittoria
È il caso dell’ingaggio di Luigi Pepe, già portavoc e del segretario nazionale dell’Udc, Lorenzo Cesa, che nei piani di Ciro Borriello dovrebbe ricoprire il ruolo di capo staff (ruolo ricoperto la volta scorsa dall’insieme di due persone: il cugino di t erzo grado, il professore Antonio Borriello, e il nipote factotum, Gaetano Marrazzo. Personaggi che questa volta vedrebbero ridotto – con qualche livore di troppo – il loro peso di influenzare le scelte della fantomatica squadra di governo cittadino). La riconquista di Palazzo Baronale è ancora un po’ “fragile”, per dirla come un vecchio politico democristiano delle nostre parti, e certi pensieri fanno troppa paura. Certo, Ciruzzo nostro gode del sostegno complice e bisognoso di quasi tutta la stampa locale e, in più, impazza sui manifesti attaccati ai muri della città. E il chirurgo ex deputato azzurro che prevede di “stravincere” alle Comunali, e minaccia di chiedere la testa dei tecnocrati di Palazzo Baro- nale un minuto dopo, sa perfettamente che oggi per vincere bisogna ripetere ossessivamente che si sta vincendo. Anzi, che si è già vinto. Borriello non teme più di non raggiungere il ballottaggio il 25 maggio e, anzi, in privato non esclude di poter arrivare anche al 51%. Ma si è reso conto c he con il turno unico di votazione (2 anni fa si votò in due giorni) e la crescente disaffezione d alla politica possa aumentare il numero di aste- nuti rendendo quasi impossibile (con sette candi- d ati a sindaco) chiudere il discorso al primo turno. Per come è congegnato il sistema elettorale alle comunali, alle prossime elezioni Ciro Borriello rischia di andare al ballottaggio con uno svantaggio notevole in termini di prospettive. Perché al secondo turno chiunque sia lo sfidante di Borriello potrebbe imbarcare altri migliaia di voti in libera uscita, o non espressi in precedenza. E poi perché la curiosità dei torresi di consegnarsi ad una faccia nuova, potrebbe essere fatale all’ex primo cittadino. Se questo è il quadro, ecco allora spiegata l’impegno dello stesso Borriello a non lasciare niente al caso, mescolando metodi antichi un po’ brutali a staff nuovo. A lcuni segnali degli ultimi giorni, del resto, sono stati chiarissimi. Come Ciro Borriello che da un lato prende in mano la situazione, ma dall’altra consiglia prudenza leggendo i verbali delle intercettazioni che lo vedono coinvolto con il caso Cosentino. Qualcuno del suo entourage mormora che sarebbe stato meglio aspettare i risultati dei processi che lo vedono coinvolto, come minimo, prima di rilanciarsi nell’agone politico. E prima di impiccarsi da soli con la candidatura a Palazzo Baronale, meglio valutare con attenzione le prospettive di medio periodo dei Palazzi di Giustizia. Senza contare, poi, le variabili impazzite di voti che rappresentano i tipi come Filippo Colantonio che con la sua lista Prima Torre Prima potrebbero guastare i sonni tranquilli nell’ovattato villino di via Del Monte.
Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 7 maggio 2014