Il giorno dopo le dimissioni, la curiosità dei bagnini diventa pressante. Soprattutto dopo le parole di Meo, ex consigliere d’opposizione e papabile futuro segretario cittadino del Pd, sui tempi (a sufficienza) per ritirare le dimissioni: “Il Sindaco di Torre del Greco si è dimesso. Pausa estiva. Il tempo di far provare ai consiglieri di maggioranza lo spauracchio di tornare a casa. Poi ci sarà il ritiro delle dimissioni per il ‘bene della città’.”
Così, per soddisfare le legittime curiosità degli operatori delle spiagge e degli inquilini dell’ombrellone accanto, ecco una fotografia in movimento dei quel che è avvenuto prima e ieri in consiglio comunale, e quello che potrebbe avvenire tra via del Plebiscito e via del Monte nei prossimi giorni.
Dopo il consiglio svolto il 26 luglio, dove Borriello ha registrato il voto contro di uomini appartenenti alla sua maggioranza di governo (primi fra tutti, Piccirillo e Trieste), l’ex parlamentare forzista si è mosso per sondare gli scontenti, quelli della scuola politica che l’occasione va presa al volo. Per arrivare al suo scopo il sindaco dimissionario sa che c’è bisogno di trattare con decisione e in modo adeguato con chiunque, sorridere e promettere, promettere, promettere. Su questa linea Ciro Borriello si è mosso prima, ma soprattutto dopo il fatidico consiglio comunale del 26 luglio. I suoi interlocutori principali sono stati essenzialmente quattro. Alfonso Ascione (civica Insieme per la città) candidatosi tra le liste di Forza Italia (dopo che alle ultime comunali ha guidato una coalizione a motrice Centrosinistra per conquistare la fascia di sindaco) per la corsa ad un posto nel consiglio della Città Metropolitana. Nicola Donadio (Ncd-Udc) fido scudiero in terra torrese di Pasquale Sommese. Ottavio Bello, eletto con il Partito repubblicano. Antonio Trieste, eletto con la lista civica messa insieme dall’ex sindaco Valerio Ciavolino, passato poi sotto l’ala protettrice di Ciro Borriello, smarcatosi, infine, e mettendosi in una posizione critica verso l’amministrazione di Centrodestra.
Quest’ultimo aveva fatto arrivare più di qualche mugugno vicino alle orecchie del chirurgo di via del Monte, facendoli filtrare anche fra i borrielliani di stretta osservanza. In modo particolare, la scelta di rimpinguare la giunta, nell’ultimo rimpasto di governo, di uomini e donne vicini ai consiglieri forzisti Mirabella e Abilitato, gli ha fatto storcere la bocca. Più volte, secondo sue pubbliche affermazioni, ha chiesto di essere rappresentato all’interno del governo cittadino, senza però tanto successo.
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Ottavio Bello, invece, da tempo soffre di problemi di salute che lo hanno tenuto lontano dalle attività dell’amministrazione comunale, cosa che numericamente ha causato più di qualche problema alla maggioranza di governo.
Ascione e Donadio, anche se sulla carta fanno parte dell’opposizione, più di una volta hanno avuto il compito di fare da stampella al governo Borriello per mantenere il numero legale in aula.
Il 27 e il 28 luglio arrivano le dimissioni degli assessori Quirino e Spierto permettendo, così, al primo cittadino di procedere ad un rimpasto, in modo da tentare di recuperare voti in vista del consiglio comunale svolto ieri sera. Da approvare c’è l’assestamento di bilancio: in palio la realizzazione di un istituto comprensivo nell’ex sementificio di via Lava Troia, nonché un milione di euro per le politiche sociali guidate dall’onnipresente Donato Capone, tramite un assessore di sua strettissima fiducia.
Poco prima dell’inizio dell’importantissimo consiglio comunale, arrivano le aspettate nomine in giunta degli assessori Virna Bello e Antonella Ferraro.
Risultato: Ottavio Bello è presente in aula dopo anni dall’ultima volta, il suo viso ha chiaramente i segni della sua malattia. Ma nonostante le sue condizioni fisiche c’è per votare con la sua maggioranza.
Donadio e Ascione mantengono il numero legale, anche se c’è bagarre in aula, visto che dalla richiesta dell’opposizione di contare i consiglieri in aula, il presidente dell’assise, Pasquale Brancaccio, fa passare dieci interminabili minuti che permettono l’arrivo dei consiglieri di maggioranza che rendono valida la seduta. L’opposizione è su tutte le furie, ma il più incontenibile è Ciro Piccirillo: grida, si agita, è inarrestabile. Dall’aula si sente anche un “venduto” all’indirizzo di Brancaccio. Ma i lavori consiliari vanno avanti.
Il neo assessore Ferraro, indicato da Trieste, è la garanzia della fedeltà di quest’ultimo. Almeno così si pensa. Invece, una invettiva del consigliere dell’Ncd, Giovanni Palomba, proprio all’indirizzo di Trieste fa traballare le certezze di molti e soprattutto del giovane consigliere, convinto, forse, troppo in fretta da Borriello con la nomina di un suo uomo in giunta. Le parole scritte 24 ore prima sulla sua bacheca di Facebook sono ancora calde: “Siamo uomini liberi, non schiavi di un sistema che vuole muovere i fili come burattini!”: vota contro, ma questo non servirà per l’esito della discussione in aula. L’assestamento di bilancio passa lo stesso, evitando, in questo modo, una diffida da parte del Prefetto.
Ma il voto contro di Trieste e quello successo nel consiglio di mercoledì, fanno saltare una molla nella testa del primo cittadino, che, in un’aula grigia e incredula, annuncia le sue dimissioni: “Per un anno sono stato sotto ricatto. Adesso basta”, dice.
Quasi istantaneamente, la più social degli assessori di maggioranza, Romina Stlio scrive: “In questi tre anni di mandato ho capito che la politica è fatta di equilibri, compromessi ma mai di ricatti. Stima e ammirazione per il sindaco Borriello che ha fatto in modo che venisse approvato l’assestamento di bilancio per la città, atto di responsabilità verso i cittadini e poi dimissioni! Sei un Grande Ciro Borriello!”
Dal MiraMare alla Sirenetta lo sport dell’ombrellone sembra essere diventata la scommessa: quanto durano le dimissioni di Borriello?
Ah, una coincidenza strana. Queste non sono le prime dimissioni di Borriello dalla carica di sindaco. Già nel 2015 aveva rassegnato le dimissioni per motivi molto simili ad adesso. A scadenza del ventesimo giorno utile, però, le ritirò. La crisi iniziò anche quella volta dopo un infuocato consiglio comunale: era il 28 luglio del 2015. Due anni esatti dopo, ci risiamo. Ora, ha venti giorni per ripensarci.
Ed ora i bagnini sapranno di cosa ragionare mentre aprono l’ombrellone…
Alfonso Ancona