Tra le ragioni del “si” , proposte dall’avv. Mazza, si è individuata soprattutto l’esigenza di equipararci al resto dell’Europa, con un abbattimento di costi notevole, uno snellimento delle procedure di approvazione dei disegni di legge ed una stabilizzazione del governo.
Il secondo incontro, invece, ha avuto come relatore Armando Maglione, dottore magistrale in Scienza della Pubblica Amministrazione, il quale ha esposto le ragioni del “no”.
In primis il prof. Maglione ha sottolineato che , a suo avviso, questa riforma costituzionale, caldeggiata dai sostenitori del “si”, è un attacco alla sovranità popolare, in quanto i veri sostenitori sarebbero i “poteri forti”, ovvero gli interessi bancari internazionali. A tal proposito il relatore ha citato la J.P.Morgan, istituto finanziario tra i più potenti al mondo, il quale avrebbe testualmente affermato che “ le costituzioni europee sono troppo socialiste ed antifasciste”, e che “tutelerebbero troppo i diritti dei lavoratori”.
Inoltre, Maglione ha ricordato alla platea che la nostra è una Repubblica Parlamentare e non Presidenziale, ed è importante che tal rimanga, in quanto i padri fondatori della Costituzione hanno voluto che il Parlamento, e le sue due Camere, fosse espressione diretta della volontà popolare.
Potrebbe anche interessarti:
In Campania c’è il comune più piccolo d’Italia e uno dei borghi più belli del Belpaese: scopri dove |
Ma, c’è un’ altra importante questione da valutare : tutte le motivazioni della riforma, a bene esaminarle, sarebbero false e pretestuose. Secondo il relatore, infatti non ci sarebbe uno snellimento delle procedure di approvazioni delle leggi, in quanto si andrebbe incontro ad un inevitabile conflitto di interessi tra Camera dei deputati e Senato, con eventuali ricorsi e contenziosi. E ancora : non è modificando 47 articoli costituzionali ( come propongono i fautori della riforma) che si abbatterebbero i costi, ma potevano trovarsi molte altre soluzioni, se il vero obiettivo era il risparmio.
“Non sono un conservatore ad oltranza, anzi-ha affermato Maglione-tuttavia quella che si approverebbe, se vincessero i “si”, sarebbe una pessima riforma e non un cambiamento migliorativo…I veri problemi e i veri intralci nascono dalle conflittualità partitiche e non dalla nostra Costituzione”.
Infine, si è proposto all’attenzione dei presenti, un nodo problematico che è a monte di questo referendum, e cioè il governo attuale non può farsi promotore di una riforma costituzionale, se esso stesso è stato formato con una legge ( il famigerato “porcellum”) di acclarata illeggittimità. Infatti la Corte Costituzionale aveva concesso all’attuale governo “qualche mese” di proroga per il suo scioglimento, purchè si provvedesse a modificare una legge elettorale incostituzionale, ma nemmeno il tentativo di modifica operato , definito “consultellum”, tutela la formazione di un Parlamento come diretta espressione della sovranità popolare.
Marika Galloro