Dopo il dietrofront delle dimissioni “irrevocabili”, Malinconico è ancora alle prese con la Giunta
Tra gli obbligazionisti colpiti dalla crisi della Deiulemar e chi aspetta certosinamente un rilancio della quarta città della Campania si comincia a sentire un rullo di tamburi. È il segnale di un’incazzatura che ormai ha superato il muro della pazienza per una situazione che ha riportato gli orologi indietro di svariati anni. Il bollettino di guerra è implacabile e descrive una situazione drammatica dove i tatticismi tra Malinconico e i suoi alleati appaiono semplicemente infelici. La fonte più attendibile del disastro è il lungo tergiversare sulla scelta della nuova giunta politica made in Torre del Greco. Sul campo sono fallite negli ultimi mesi, varie volte, le ipotesi più svariate sulla data del cambio della guardia tra gli esponenti tecnicopolitici e quelli meramente politici. La prima data utile trasmessa da Malinconico ai suoi alleati era sta quella di dicembre, slittata silenziosamente a gennaio, poi febbraio e ancora di mezzo le dimissioni “irrevocabili” (subito revocate!) di marzo, a seguito dell’ennesimo pressing degli alleati sulla giunta e su altre attività di Palazzo. L’ultimo appuntamento andato in fumo è stato quello della settimana scorsa. Inizialmente, il sindaco-penalista aveva chiesto ai vari esponenti dei partiti e movimenti di maggioranza una rosa di tre nominativi, con relativi curricula, dove attingere i futuri esponenti della giunta torrese. Ma dopo la presentazione di questi elenchi, il sindaco con la fissa del curriculum vitae, non si è fermato. Anzi, con un colpo di reni inatteso ha preteso un’aggiunta di nomi alle liste già ricche presentate dai partiti. Il motivo della richiesta ha un nome: Patrizia Kivel Mazuy, l’avvocato amministrativista voluta proprio da Gennaro Malinconico per portare a casa i fondi del piano Più Europa. Infatti, proprio lei è l’esempio che ha portato ai suoi alleati, come profilo che devono avere gli uomini e le donne che dovranno far parte della prossima giunta comunale. Quindi, sembrerebbero bocciate, secondo questa metodologia di ricerca, le candidature dei vari Gerardo Guida (Centro Democratico), Lorenzo Porzio (Pd) e Peppe Speranza (Idv). Secondo alcuni, l’idea che serpeggia nella testa di Malinconico e dei suoi più fidi collaboratori è di marciare dritto per la propria strada, tenendo in vita il più possibile l’attuale giunta, facendo credere, invece, agli alleati di coalizione di scendere a patti, ma avendo una profonda convinzione che nessuno, e ripeto nessuno (opposizione compresa), abbia la voglia di andare a casa e di organizzare una nuova campagna elettorale. Secondo altri, al contrario, pensano che Malinconico, dopo il dietrofront delle dimissioni, ha veramente creduto che la sua coalizione lo lasciasse libero, ma visto le pressioni che sta ricevendo in questi giorni per la formazione della nuova squadra di governo, sia nuovamente intenzionato a mollare tutto per tornare a dedicarsi pienamente alla sua professione di avvocato ed alla sua famiglia. A rinforzare questa tesi, sono i movimenti tellurici di sabato scorso che hanno portato, l’oramai ex Pd, Castellano ad avvicinarsi all’area di Nello Formisano e del suo Centro Democratico, che, è quasi sicuro, contando su quattro consiglieri, punta dritto a mantenere per i suoi la poltrona di vice sindaco, con relativa incazzatura del Pd e di Italia dei Valori. Per gli obbligazionisti colpiti dalla crisi della Deiulemar e chi aspetta certosinamente un rilancio della quarta città della Campania non è ancora tempo per passare alla contestazione di lotta, ma il rumore dei tamburi è sempre più intenso, e c’è una parte della Torre produttiva che ne ha le scatole piene e sono decisamente annoiati, per non dire altro, dei tatticismi tra Malinconico ed i suoi alleati.
Alfonso Ancona
Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 10 aprile 2013