Dopo questi primi commenti beceri sono iniziati a palesarsi i primi commenti di coloro che, non contrari alla presenza dei migranti, richiedevano un aiuto al Comune o allo Stato per la propria situazione economica. In ultimo, ma sempre con maggior forza, si sono palesati quei cittadini che, in un primo momento, davanti ad urla e strepiti erano rimasti a guardare, ma che rappresentano la maggioranza silenziosa sul nostro territorio: una comunità attiva, che difende non solo l’idea di integrazione ma che vedere questa situazione, decisa dalla Prefettura, come una opportunità.
Tante associazioni e singoli si sono proposti per dare una mano. C’è stato chi ha offerto di raccogliere indumenti, chi voleva fare lezioni di italiano a questi giovani. Queste persone mi hanno riempito il cuore: ecco la San Giorgio a Cremano che riconosco, la città della solidarietà, una terra dove le diffidenze lasciano passo alle idee positive e che io sono orgoglioso di rappresentare come Sindaco.
Vorrei fare, una volta e per tutte, chiarezza su questa vicenda. In premessa va detto che la Prefettura deve smistare su tutto il territorio della provincia i migranti: i Comuni non possono opporsi e vengono (solitamente) avvisati poche ore prima che ciò avvenga. La stessa Prefettura paga alle società-associazioni-cooperative (selezionate con regolari gare d’appalto) poco meno di 35 euro/giorno a migrante per la gestione del progetto(cibo, vestiario, fitto struttura, utenze, spese operatori ecc) e al migrante vanno 2,5 euro al giorno per le spese personali (come una scheda telefonica per chiamare a casa o un biglietto per il pulman ecc). Per tale motivo coloro che si erano proposti per dare una mano con doni di generi alimentari o vestiario credo che farebbero bene a farlo comunque, non verso i migranti che hanno garantito dallo Stato un percorso di integrazione, ma verso i concittadini in difficoltà che faticano a mettere il piatto a tavola ogni sera. Probabilmente lo strumento più facile per far ciò è quello di dare una mano alle parrocchie, molto attive nell’organizzazione della solidarietà. Il Comune fa quello che è possibile, ma c’è una grande fetta di “nuovi poveri” che, anche per dignità, non viene a chiedere nulla. Inoltre, nonostante il Comune destini molti soldi alle politiche sociali, le richieste sono talmente tante che non è possibile soddisfarle tutte, come invece vorremmo fare. Molte volte la persona in difficoltà è il nostro vicino e con semplici gesti possiamo dargli una mano.
Ovviamente, poi, c’è il tema della integrazione, che non riguarda solo San Giorgio ma un intero mondo che cambia velocemente. Chi arriva nel nostro Paese non deve vivere in ghetti ma integrarsi con noi, eliminando qualsiasi idea di marginalizzazione. Ho incontrato i ragazzi appena arrivati a San Giorgio. Erano stanchi, spaesati e molti di loro avevano addirittura freddo nonostante il clima da noi fosse già mite. E’ stato molto bello vedere dopo due giorni del loro arrivo, i ragazzi migranti giocare a calcio a piazza Troisi con i ragazzi sangiorgesi. Sarebbe vietato il gioco in piazza… ma davanti ad una bella scena in cui non c’erano bianchi e neri, ma solo ragazzi con la voglia di stare insieme anche noi abbiamo chiuso un occhio. Poi ho visto spuntare su alcune pagine fb, foto scattate da ragazzi sangiorgesi con i migranti… insomma, come sempre i ragazzi segnano la via da seguire! Magari qualcuno di questi ragazzi imparerà prima a parlare in napoletano e poi in italiano corretto…
Nei prossimi giorni chiederò ai migranti se sono disponibili a raccontare le proprie storie e a farne un documentario da mettere on- line: ho già raccolto le adesioni entusiaste del Forum delle Associazioni e di professionisti del territorio. Forse conoscendo bene chi sono , da dove vengono e quali sofferenze hanno patito potremo guardarli con occhi diversi.
Appena se la sentiranno, organizzeremo una giornata di festa affinchè i sangiorgesi che vorranno possano incontrarli nella struttura in cui vivono. Sarà un modo di normalizzare questa presenza ed eliminare le paure di chi vede il diverso come una minaccia più che una risorsa.
Domani mattina ho un nuovo incontro con la Prefettura per definire il protocollo di intesa che farà si che gli immigrati possano svolgere attività lavorative volontarie e gratuite per la nostra città. In questo modo potranno occupare parte del loro tempo per dare una mano ad attività per la collettività costruendo per loro stessi un percorso virtuoso.
Dobbiamo riuscire ad abbattere i pregiudizi sapendo che la guerra tra poveri non serve, ma serve cercare di razionalizzare le nostre attività di sostegno e volontariato verso chi sta peggio di noi. Anche questa è integrazione. I flussi migratori non possono essere fermati ma possono essere una risorsa se ben affrontati. Non chiudiamo gli occhi e i cuori, ma apriamo la mente per far si che tutto questo rappresenti una occasione di crescita”.