Filippo Colantonio è abbastanza soddisfatto per lo stallo della compagine di maggioranza sul nome da dare al suo successore alla carica di presidente del consiglio comunale. A dire il vero non fa salti di gioia perché nel corso del dibattito tra le varie anime del purgatorio e di maggioranza sul nuovo presidente dell’assise cittadina, è emersa con una certa prepotenza la volontà da parte dei consiglieri di maggioranza di mettere in chiaro le sue reali intenzioni. Nel dibattito è uscito fuori con insistenza il concetto che, nel caso di Colantonio e del suo braccio destro Gaetano Frulio, non si può essere anima di lotta e di governo allo stesso tempo. La novità emersa in queste ore è quella che si chiede alla coppia di consiglieri critici di fare un nome per la presidenza o di allinearsi a quello che v iene fatto dalla maggioranza dei consiglieri che supportano l’operato di Gennaro Malinconico. Non
è soltanto semantica, ma nasconde la tentazione di svuotare un eventuale potere di logoramento alla giunta Malinconico da parte dell’ex presidente del consiglio comunale. A Colantonio la manovretta non è piaciuta, ma non lo ha dato a vedere e ha dovuto far buon v iso a cattivo gioco. Dopo il weekend di riflessione Colantonio è tornato al Palazzo di città con le idee ancora più confuse. Infatti sta osservando coi propri occhi consiglieri una volta amici ritorcersi contro di lui per la fame di visibilità e poltrona che rende cinico ogni sorta di genere umano. Lui sa benissimo che alla sua ex poltrona ci sono vari contendenti e che ognuno di essi ci tiene moltissimo, ad iniziare da colui che gli sta dando maggiori pensieri ultimamente tra i banchi della maggioranza, ovvero l’ex uomo di Mastella a Torre del Greco, ora Pd, Massimo Meo, che già dai tempi della giunta Borriello accarezza l’idea di occupare la seggiola dell’emiciclo dove poco tempo fa sedeva proprio Colantonio. A quella seggiola tiene moltissimo anche chi in questo periodo sta sostituendo egregiamente l’ex commissario cittadino dell’Udc nel ruolo di presidente e cioè il finiano, Antonino Lopez, il quale, però, sa bene che è quasi impossibile che la maggioranza diventi tafazziana regalando la poltrona di presidente dell’assise cittadina alla minoranza. Ma in questa inverosimile condizione dovrebbe lottare armi in pugno con gli agguerriti soci di opposizione che, come lui, mirano alla prestigiosa carica. Primo fra tutti Rosario Rivieccio (Città nuove), affiancato dal capogruppo del Pdl a Palazzo Baronale, Felice Gaglione. Quest’ultimo ci tiene moltissimo perché da tempo si sbatte come presidente di Commissione Trasparenza per avere una certa visibilità . Ma spostandoci dal campo dell’inverosimile a quello della realtà , tra i competitors, per sostituire Colantonio nella carica di presidente del consiglio comunale, troviamo uno dei riferimenti a Torre del Greco dell’assessore regionale Pasquale Sommese e cioè il dottor Ciro di Donna del gruppo misto di maggioranza. Un po’ più defilato (anche se sponsorizzato da Meo e Toralbo), per la carica di presidente dell’assise cittadina, troviamo anche un uomo di Nello Formisano, ovvero Domenico Sorrentino, anche se il coordinatore regionale del partito di Tabacci è più propenso per il suo fido in consiglio comunale la carica di vicesindaco; carica che, secondo lui, è stata ingiustamente scippata dal Pd al suo partito, imponendo al sindaco il nome di Lorenzo Porzio. In realtà l’ex presidente del consiglio comunale, Filippo Colantonio, non ha la testa per queste candidature e di consiglieri che sgambettano e si contrastano per avere visibilità . A quanto si dice i problemi che più l’angosciano è trovare un compromesso per non vanificare tutti gli sforzi fatti per rientrare a Palazzo Baronale con un ruolo di primario attore e per una futura candidatura a primo cittadino. L’operazione, dicono nei corridoi di Palazzo Baronale, è stata affidata ad Alfonso Fasolino, vero e proprio consiglieri del duplex Colantonio Frulio, il quale è in contatto con i consiglieri di maggioranza che non vogliono darla vinta a Meo e Toralbo, e per questo sempre più intenzionati a lisciare Colantonio per fargli rimangiare le dimissioni e ritornare in sella alla carica di presidente. A volte ritornano, anche più volte, Malinconico docet.
Alfonso Ancona
Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 23 ottobre 2013