Torre del Greco – Tra maggio e giugno, tra il PD e Palomba c’è stato più di un semplice abboccamento. Nella presentazione delle coalizioni, il foglio dei candidati dell’allora partito di Renzi portava come candidato sindaco proprio il nome di Giovanni Palomba, frutto di un accordo siglato mesi prima tra quest’ultimo e il consigliere regionale Loredana Raia (nella foto in basso).

Poi ci sono stati i fatidici due minuti di ritardo nella presentazione della lista che hanno difatti impedito al PD di partecipare ufficialmente alle ultime comunali (conseguenza delle scellerate strategie politiche della Raia – leggi qui). Non ufficialmente, ma ufficiosamente, gran parte dei tesserati e dei suoi ex consiglieri comunali hanno fatto aperta campagna elettorale per più di un candidato inserito nelle moltitudini liste civiche a sostegno di Giovanni Palomba.

Ora, dopo le ultime vicende che hanno palesato un sistema di voto di scambio messo in atto per agevolare candidati dell’attuale sindaco, il PD fa marcia indietro e, quello che già gli era palese allora (così si evince dal comunicato che pubblichiamo in versione integrale di seguito), ora con il suono delle sirene dei carabinieri, gli ritorna in viso ridondante, senza fare mea culpa, ma scaricando le responsabilità al solo Giovannino che sfreccia veloce con il suo motorino, gli toglie la fiducia… quella formale.



Di seguito il Comunicato Stampa prodotto dal circolo locale del PD:

“La vicenda giudiziaria che ha investito due consiglieri di maggioranza, esponenti del mondo imprenditoriale e poche unità del personale amministrativo del Comune di Torre del Greco, è una pagina buia della storia della città.
Soldi e pacchi alimentari in cambio di voti: sembra essere piombati negli anni del dopoguerra affamati e disperati.

Per la molteplicità delle figure coinvolte e delle operazioni illegali sottese, come peraltro ha argomentato la magistratura, non si tratta di un episodio isolato, ma di un sistema di corruttela che vede esponenti della politica locale protagonista nello sfruttare cinicamente condizioni di degrado civile e morale indotte dalla crisi economica.
Perciò anche se il garantismo suggerisce cautela sulle responsabilità personali, sarebbe da irresponsabili non trarre dalla vicenda tutte le conseguenze sul piano politico.

Ciò vale anzitutto per il capo della Amministrazione.
Come il sindaco intende affrontare questa emergenza ben più grave di quella pur gravissima dei rifiuti?
Si è reso conto che quell’entourage sedicente politico che gli è servito a vincere le elezioni oggi costituisce per lui, ma soprattutto pe la città, un motivo di disonore e di vergogna?

Purtroppo si è disvelato appieno, ora in questa vicenda, quel giudizio di scadente qualità morale su tanta parte della composizione eterogenea e di dubbi trascorsi di raggruppamenti politici localistici privi del pur minimo riferimento a famiglie e a culture politiche.

Lo diciamo con profondo rammarico: per mesi abbiamo come sospeso il giudizio su questa amministrazione nell’attesa di trovarvi spiragli di possibili future alleanze per creare il più ampio fronte contro la destra sovranista e reazionaria.
Ora è tempo di disincanto. Al Sindaco Palomba resta uno stretto sentiero per la salvezza della sua amministrazione e della città: uno scatto di reni, un cambio di modello culturale e politico che stentiamo a credere sia nelle sue corde minimaliste e bonarie.
Dalle sue dichiarazioni non emerge la consapevolezza della drammaticità della situazione.
Ci piacerebbe pensare che finalmente, capita la lezione, si cominciasse a pensare che anche la politica di una città media come Torre del Greco non può esser fatta sulla misura di politicuzzi intenti alle perenni mediazioni clientelari di piccoli interessi particolari, ma sulla grande scala di progetti e di destino futuro.
Destino civile, urbanistico, economico.
Se il sindaco non crede che sia necessario questo cambio di passo , o se ci crede ma di fatto pensa di non poterlo realizzare perché il contesto politico della sua maggioranza non glielo consente , allora non ci resta che chiedergli di farsi da parte, perché ora soprattutto, la città ha bisogno di altro.

Ed è corretto che la parola ritorni ai cittadini!”