Avvocati del diavolo
Si parla molto, in questi giorni, del referendum sulla legge elettorale, che, nelle intenzioni dei referendari, dovrebbe ricondurci al sistema antecedente al c.d. “Porcellum” (questo termine, che individua l’attuale sistema, viene utilizzato da quando il leghista Calderoli ebbe a definire “una porcata” la nuova legge elettorale). Due, in modo particolare, sono gli aspetti, toccati dai quesiti referendari, che appaiono di particolare rilevanza: le liste bloccate e il premio di maggioranza alla Camera dei deputati. Molto spesso sentiamo parlare, sia dai commentatori politici che dai protagonisti stessi della vita politica italiana, di “Parlamento di nominati”, riferito alla nostra assemblea parlamentare. Ebbene, tale definizione sta ad evidenziare l’assoluta anomalia di un Paese in cui gli elettori non possono scegliere chi li rappresenti in Parlamento, dovendo, gli stessi, limitarsi ad indicare la lista da loro prescelta, all’interno della quale i candidati sono stati preventivamente sistemati secondo un ordine deciso dai partiti. L’elezione di questo o quel candidato dipenderà, quindi, dalla ‘posizione in classifica’, più o meno buona, a questi assegnata. Il sistema elettorale attualmente vigente prevede, poi, per la Camera, un premio di maggioranza quantomeno singolare, dato che conferisce la maggioranza assoluta alla lista che abbia riportato, semplicemente, il maggior numero di voti, rendendo con ciò possibile che una lista che abbia ottenuto, ad esempio, poco più del trenta per cento dei voti si ritrovi ad avere la maggioranza assoluta in seno alla Camera. Ci troviamo, quindi, dinanzi ad un sistema che, almeno, per gli aspetti appena evidenziati, va senz’altro rivisto. Si può discutere, a riguardo, sull’opportunità di ricorrere al referendum abrogativo, che ha, per sua caratteristica, un effetto meramente demolitivo della norma vigente, ma lo strumento referendario si rende necessario allorquando la classe politica, che a parole si dice pronta a cambiare una legge, rimane, in realtà, inerte nella conservazione di un sistema di cose che contribuisce ad alimentare il potere dei partiti.
Alessandro e Giovanni Gentile
Articolo già pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 12 ottobre 2011