Ha destato grande clamore il recente episodio di cronaca avvenuto nel Rione Traiano di Napoli, che ha visto la morte del diciassettenne Davide Bifolco, colpito da un proiettile partito dalla pistola di un carabiniere. Come spesso avviene in casi del genere, in seno all’opinione pubblica ci si è interrogati sulla dinamica del fatto e si
sono formulate varie ipotesi in merito alla legittimità o meno della c ondotta del carabiniere che, oggettivamente, ha portato alla morte del ragazzo. Nell’ambito di questo dibattito colpisce, però, la f acilità di giudizio di molte persone che, sulla base dei pochi elementi a loro disposizione, appresi dai mezzi di comunicazione, r itengono di potere dire una parola definitiva sulla vicenda, concludendo, a seconda dei casi, o per la piena responsabilità del carabiniere dalla cui pistola è partito il colpo o per la sua innocenza. Non è la prima volta che, attraverso questa rubrica, rileviamo l ‘attitudine di parte della opinione pubblica a dar vita a processi sommari, spesso influenzati da pregiudizi che affondano le loro radici in ragioni di carattere sociale; ci permettiamo di ribadire, allora, che solo gli organi inquirenti ed i giudici possono fare luce sull’episodio, arrivando a stabilire, nel caso di specie, se ci siano state delle responsabilità da parte del carabiniere nel causare l’evento morte e, in caso affermativo, a che titolo (dolo o colpa) l’esponente delle forze dell’ordine debba rispondere del fatto. I cittadini, è bene non dimenticarlo, devono affidarsi, per l’amministrazione della giustizia, alle autorità preposte, e se pure hanno il diritto di esprimere opinioni su qualunque fatto di cronaca, farebbero, tuttavia, cosa saggia se si astenessero dal dare vita a ‘condanne’ o ‘assoluzioni’ preventive.
Alessandro e Giovanni Gentile
Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 22 settembre 2014