“Se non riusciremo a eliminare tutti i tumori, potremo comunque riuscire a bloccarli, impedendo loro di continuare a crescere”, ha detto ancora Honjo.
Quello di oggi è il secondo incontro tra i due pionieri dell’immunoterapia. Il primo è avvento nel 1982 in Texas, quando Honjo propose al collega di collaborare. “Da allora non ci siamo più visti, ma nonostante questo fra noi non c’è mai stata competizione: le nostre ricerche sono andate avanti in modo complementare”. Ognuno per conto suo e seguendo vie diverse, i due ricercatori hanno gettato le basi per aggredire i tumori con una nuovo arma, la quarta oggi disponibile dopo la chirurgia, la radioterapia e la chemioterapia.
Entrambi hanno tenuto d’occhio le cellule immunitarie in cerca delle proteine utilizzate dai tumori per ingannarle e continuare a crescere indisturbati: all’inizio degli anni ’90 Allison ha scoperto la prima, chiamata CTLA-4, sulla superficie dei linfociti T; nello stesso periodo e sulle stesse cellule Honjo ha scoperto la proteina PD1. Sono diventate queste, adesso, le nuove armi più promettenti contro il cancro.
“E’ una strada che abbiamo aperto 20 anni fa e adesso un grande numero di persone in tutto il mondo lavora nel campo dell’immunoterapia”, hanno detto. “E’ un campo molto promettente, ma ancora per un po’ l’immunoterapia dovrà essere combinata con radioterapia e chemioterapia”, hanno aggiunto, convinti però che “il sistema immunitario è la chiave della battaglia contro il cancro”.