Campania – In Campania si volta pagina nell’assistenza sanitaria ai malati di tumore: parte la Rete Oncologica Regionale che, con un decreto appena pubblicato, definisce i percorsi diagnostici e terapeutici per tredici patologie neoplastiche che nel complesso rappresentano il 70% dei tumori in Campania.

Il decreto, in particolare, definisce i tempi che tutte le aziende ospedaliere che aderiscono alla rete devono rispettare per la presa in carico del malato oncologico e per l’applicazione dei percorsi che sono stati definiti in base al tipo di tumore.

Sono stati inoltre stabiliti i criteri di qualità per la refertazione anatomo-patologica, per il trattamento di alcuni effetti collaterali dei chemioterapici e per l’esecuzione secondo modalità standard dei trattamenti radioterapici.



L’attivazione della Rete Oncologica è stata possibile grazie alla collaborazione tra l’amministrazione regionale, la Cabina di Regia della Rete e il coordinamento della stessa da parte dell’Istituto “Pascale”.

I centri di riferimento sono collocati presso l’ospedale Pascale, presso l’azienda ospedaliero-universitaria Federico II di Napoli, la Seconda Università di Napoli, il San Giovanni di Dio e il Ruggi D’Aragona di Salerno.

I Centri polispecialistici, individuati dal Piano, sono 5 e hanno invece sede nelle Aziende ospedaliere di rilievo nazionale e di alta specializzazione (Moscati di Avellino, Rummo di Benevento, Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta, al Cardarelli di Napoli, all’azienda dei Colli (Monaldi) sempre a Napoli.

Il network tra le Aziende ospedaliere e il territorio sarà la chiave della operatività della rete, che genererà un miglioramento della efficacia globale delle terapie e una semplificazione per i pazienti e per le famiglie nel segno della presa in carico totale. Insomma un piano d’azione che definirà tempi certi di cura per migliorare gli esiti e per intercettare una parte consistente di pazienti che attualmente in Campania emigrano fuori Regione per ricevere cure in caso di malattia oncologica.

E anche per chi resta, sarà possibile limitare il fenomeno che fino a ieri obbligava il paziente oncologico a girovagare tra un servizio e l’altro della propria Asl o della propria regione per ricevere cure.