Qualcosa di simile , una sorta di “folgorazione”, la notte scorsa, è capitato anche al sottoscritto il quale, credetemi, non è afflitto dai rimorsi e dalle angosce del personaggio manzoniano ma che, dopo le partite del Napoli, si sente sopraffatto da una miriade di cattivi pensieri legati al “male (nemmeno tanto oscuro!) inguaribile” che lo tormenta praticamente da sempre: il tifo per quella adorata maglia azzurra che sente ‘cucita’ sopra di sé, come se fosse una seconda pelle!
Una breve premessa. Ogni volta che gioca il Napoli, mi faccio un bel ‘discorsetto’: devo starmene calmo, tranquillo, sereno, non mi devo innervosire… Alla fin fine, si tratta solo di una partita di calcio, è un gioco… Si dice, e dev’essere vero, che delle buone intenzioni siano lastricate le strade dell’Inferno… Non appena, infatti, comincia la partita, inizia contemporaneamente il mio calvario: mi dimeno sulla poltrona, mi alzo, mi risiedo, inveisco contro quei ‘benedetti ragazzi’ che, ultimamente, mi stanno “intossicando” le giornate calcistiche. Non arrivo al turpiloquio proprio perché, per ‘forma mentis’, non lo concepisco, anche se non espresso, limitato ai soli pensieri. Sbollito lo stato emotivo sopra descritto, (ieri sera, col Sassuolo, le mie arrabbiature hanno raggiunto intensità ragguardevoli!) me ne vado a letto e provo, spesso vanamente, ad abbandonarmi nelle braccia di Morfeo. Prima, però, più volte, mi rivedo mentalmente il “film” della partita, rifletto e rimugino su quello che avrebbe potuto essere e non è stato…
Poi mi pongo delle domande, la più frequente delle quali è la seguente: come si spiega il fatto che le squadre medio-piccole, quando incontrano il Napoli, si trasformano, sembrano il Barcellona o il Liverpool e poi, contrapposte alla Juventus, diventano arrendevoli, degli agnellini, depongono le armi prima ancora di averle sfoderate? Le mie risposte al suesposto interrogativo e agli altri quesiti più o meno simili a questo, da tifoso incorreggibile, sono sempre le stesse: c’è malafede in ambito calcistico, esiste una sorta di congiura contro il Napoli, gli arbitri sono tutti corrotti, è il ‘Palazzo’ che decide chi deve vincere e chi deve soccombere…
Stamattina, invece, l’alba era ancora lontana, mi sono svegliato di soprassalto, la “folgorazione” cui poco fa ho accennato… La verità m’è apparsa improvvisa, in tutta la sua sconcertante, avvilente per me, evidenza: i bianconeri (chiamare, per la seconda volta, per nome i miei più acerrimi nemici – calcisticamente parlando, s’intende!- non mi riesce proprio), anche se schierano le seconde-terze linee, sono forti! Scendono in campo determinati, chiariscono subito le gerarchie di valori! E allora per gli avversari, psicologicamente, si fa notte! Il Napoli, invece, non trasmette questa sensazione di ‘onnipotenza’; anzi, fa sorgere nella mente dei suoi competitori, anche i più piccoli, l’idea che forse l’impresa di batterlo non è impossibile.
Niente ‘complotti pro-noncolorati’, perciò, nessun mistero da svelare; anche gli ‘aiutini’ di cui ogni tanto beneficiano i pluridecorati torinesi rientrano nella ‘normale’ riverenza che è dovuta, tacitamente, ai più forti: la supremazia dei dominatori del calcio, in Italia, si manifesta a tutti i livelli, in campo e fuori del terreno di gioco, a livello economico, societario, di organizzazione, di programmazione. La sua “ingombrante presenza”, indubbiamente, è un problema di non facile soluzione, e non solo per il Napoli, ma per qualsiasi squadra che abbia l’ambizione di interrompere questa, al momento, incontrastabile leadership!
Ernesto Pucciarelli
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