Quattro punti… Un “capitale” disperso banalmente, per attimi di disattenzione. Quando l’arbitro sta per emettere i tre fischi finali che decretano la fine di un incontro di calcio, tutti i ‘trucchi del mestiere’ (farsi venire uno svenimento, perdere tempo nei rilanci, per assurdo, persino lanciare il pallone sul Vesuvio, bucarlo!) tutti gli escamotages, sono buoni, ma i giocatori avversari la nostra porta non devono vederla neppure col cannocchiale, e invece!
Si sapeva che l’incontro con il Cagliari sarebbe stato ‘tosto’, come lo sono tutti gli scontri, a fine campionato, con le squadre che lottano per non retrocedere. Comunque, tra momenti di assoluto dominio nel gioco, con tante occasioni da rete (a proposito, il secondo gol di Osimhen era regolarissimo!) sprecate, alternati da altri durante i quali gli isolani ci hanno fatto vedere i sorci verdi, la partita, al novantaquattresimo era finita, o almeno così sembrava. E’ naturale che la colpa per la mancata vittoria va ascritta, anzitutto, ai giocatori, ma anche mister Gattuso ha le sue buone responsabilità.
Come è possibile, ad esempio, non far entrare in campo un altro difensore, nel finale, quando Semplici sta schierando addirittura quattro punte? Che senso ha avuto l’ingresso di Elmas, non si capisce con quali compiti? Per quale motivo non è stato sostituito Insigne, che non ne aveva più? Oltretutto, s’era anche, e a ragione, innervosito, perché il signor Fabbri, l’arbitro dell’incontro, stava permettendo agli isolani un gioco estremamente duro, ai limiti della correttezza sportiva, senza prendere nei loro confronti provvedimenti disciplinari.
Mancano appena quattro partite al termine della stagione calcistica. Aritmeticamente, se il Napoli – nonostante lo scivolone di ieri – se le aggiudicherà tutte, la conquista della Champions sarà cosa fatta. Col Cagliari, ci siamo giocati l’ultimo “bonus”: ulteriori ‘distrazioni’ non sono più consentite!
Ernesto Pucciarelli