La motivazione per la quale esista l’esigenza di impedire ad un essere umano di scegliere liberamente per la propria vita e di seguire il bisogno primordiale di costruire una relazione affettiva, riconosciuta in quanto tale nel proprio contesto sociale, è la stessa che sottostà ad ogni dittatura.
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Nel 1949, durante l’apartheid, venne istituita una legge per impedire i matrimoni tra “bianchi e neri”, che atrocità a pensarci adesso! Tristemente, mi sfugge la differenza con l’impossibilità che tutt’ora esiste ad unirsi con una persona dello stesso sesso. I sogni, le aspirazioni, le esigenze e i pensieri di un individuo costituiscono l’identità di quest’ultimo e non considerarli, per una propria convinzione, è pericolosamente presuntuoso e onnipotente.
Il conflitto maggiore nasce nel momento in cui si va oltre il concetto di unione di due individui. la parola “famiglia” è indissolubilmente legata al concetto di genitorialità. Se due omosessuali diventano famiglia, possono dunque diventare genitori? Questo nuovo assetto familiare impedirebbe in qualche modo un sano sviluppo del bambino?
Presumiamo che avere due genitori dello stesso sesso sia deleterio per lo sviluppo psicologico del figlio, beh, studi scientifici hanno ampiamente dimostrato che anche crescere con una madre depressa o un padre violento lo è. Eppure nessuno impedisce ad una persona con una psicopatologia di essere genitore e, date le gravissime conseguenze riscontrate nella pratica clinica, a volte, verrebbe il desiderio di farlo. Eppure tale limite non esiste!
La procreazione è da anni diventata oggetto di accese discussioni.
Dapprima la disputa è stata sull’età presumibilmente giusta per avere un bambino, è sbagliato se si è troppo in là con gli anni, se si è troppo giovani; adesso ci si concentra sul sesso dei genitori. A mio avviso, si è perso di vista ciò che conta davvero, ossia la motivazione per la quale si vuole diventare madri e padri. Più che chiedersi se si è del sesso giusto o dell’età giusta bisognerebbe chiedersi se si hanno le motivazioni giuste. Se si desidera avere un bambino per protesta, per mantenere in vita un legame in disgregazione, per sanare una ferita narcisistica o perchè ad un certo punto sembra una tappa obbligatoria della vita, allora probabilmente bisognerebbe fermarsi a riflettere qualunque sia il genere e l’età. Essere genitori è una scelta serissima che dovrebbe essere conseguente ad un lungo esame di coscienza. I bambini hanno bisogno di essere protetti, cresciuti e amati da genitori con un sufficiente equilibrio psicologico e legati tra loro da una relazione stabile e “collaudata”. I bambini hanno bisogno che intorno ci sia felicità, coerenza e responsabilità.
Siamo in grado di garantire tutto ciò? Sarebbe unicamente questo il quesito da porsi, è l’autocoscinenza la chiave di tutto, ma solo se ci sentiamo liberi possiamo riflettere su noi stessi, è nella libertà che ci permettiamo di conoscerci perché possiamo prenderci una pausa dalla battaglia che istintivamente siamo portati a mettere in atto quando sentiamo i nostri diritti calpestati.
Prendiamo ora in considerazione la ricerca scientifica (esistono studi svariati, ad esempio quelli dell’Associazione Psicoanalitica e della Società pediatrica americane). I risultati concordano nel dire che il figlio di una coppia omosessuale ha un processo di crescita del tutto equiparabile al figlio di una coppia etero.
Secondo Ferro, psichiatra, psicoanalista e presidente SPI “Il sesso biologico dei genitori è un elemento assolutamente inessenziale. Più che l’essere uomo o donna, quello che conta in una coppia genitoriale è l’attitudine mentale, la capacità di svolgere le funzioni paterne (la legge, l’ordine) e materne (l’accoglienza, l’affettuosità). Se una coppia funziona in una maniera mentalmente eterosessuale, se al suo interno c’è chi svolge la funzione materna e chi quella paterna, non vedo alcuna differenza che riguardi il sesso biologico dei suoi componenti. Perché non è da quello che dipende l’equilibrio complessivo della coppia, e dunque la crescita del bambino”.
L’unico ostacolo che potrebbero incontrare i figli di una coppia omosessuale è l’omofobia di cui il nostro contesto è permeato. Questo ostacolo potrebbe essere risolvibile non vietando, ma promuovendo una cultura del rispetto.
Altro tema del dibattito attuale è l’utero in affitto.
Circa quest’ultimo argomento, studi scientifici hanno ampiamente dimostrato che il dialogo sensoriale ed emotivo fra madre e feto inizia e si struttura durante la gravidanza, è in quel momento che incomincia la costruzione di quel legame così viscerale e unico tale per cui, quel bambino è figlio di quella mamma, a prescindere dalla genetica. Dividerli dopo la nascita, alla luce di questi studi, sembrerebbe una crudeltà pericolosa, non solo per il bambino, ma anche per la donna che l’ha portato in grembo.

Dottoressa Claudia Mennella
Psicologa Clinica