Ciro Adrian Ciavolino e Francesco Iuliano protagonisti di due mostre
Torre del Greco – Sulla scia finale del settembre 2010, Villa Macrina ha ospitato due esposizioni, l’una del maestro torrese Ciro Adrian Ciavolino, successivamente l’altra, di Francesco Iuliano. Due modi opposti di fare arte, entrambi più che degni di essere analizzati nel dettaglio:
Il maestro Ciavolino ha ripresentato la sua esposizione “Teatro di corte per Lady Hamilton”, articolata in 20 dipinti che rappresentano il suo tributo ad una figura di spicco della Napoli tardo settecentesca/inizio ottocentesca, ovvero Emma Lyon, moglie dell’ambasciatore inglese presso la corte dei Borbone, William Hamilton. Peculiarità dei dipinti è certamente la contrapposizione di colori (evidenti, sebbene non troppo accesi) e del fondo bianco immacolato (semmai macchiato con qualche sagoma dai tratti impercettibili).
Che un “contemporaneo” (di qualsiasi epoca esso sia) percepisca la “storia” come “piatta” è fatto scontato è irresolubile, e certamente non siamo noi a costituire eccezione …
Il bianco quindi, non può che essere uno spazio “atemporale”, senza storia, che non può sfuggire alle lusinghe del mondo onirico. D’altro canto anche i tratti “cromati”, che vorrebbero essere specchio di una realtà storica più oggettiva, non resistono alla tentazione di colmare d’enfasi un personaggio (relativamente) “qualsiasi”.
Inaugurata sabato 25 settembre, l’esposizione di Francesco Iuliano, intitolata “Visioni” ci offre una prospettiva artistica radicalmente diversa da quella finora trattata. Le istallazioni dell’artista non cercano tanto il “bello” (almeno non nella sua forma canonica) quanto il concetto, che in ogni caso si mostra difficilmente tangibile. Iuliano disegna ellissi, le quali possono essere intese sia come vortici, turbini, abissi tempestosi restii a farsi interpretare, sia come equilibrate curve che esauriscono pacatamente il loro significato tornando al loro punto di origine.
Lo stile appare “preistorico”, un occhio superficiale potrebbe etichettarlo come etnico; difficile vedere nei tagli una citazione al Fontana, più esatto è forse definirli come lo straripo dei contorti abissi di cui sopra. Notevoli sono le rappresentazioni di uova, che si avvicinano al concetto di primordialità, bene espresso in una particolare istallazione, dove un uovo è sorretto (dai lati) da due triangoli (forma metafisica per eccellenza).
Fabio Cirillo