Editoriale
(a) Torre del Greco – Gesù Bambino piccolo piccolo, ogni anno rinasci, ed ogni anno si riescono a scrivere nuove cose su di te, ed anche questo è un miracolo. Per me tu sei il vero centrattacco della squadra della Chiesa, per te nutro un affetto simile al tifo calcistico. Per me sei importante quanto il Cristo risorto, se non altro perché ne sei il presupposto biologico e teologico. E poi, come resistere al sorriso di un neonato, specie se si aggiunge il trascurabile particolare che questo sorriso di bimbo illumina il mondo, e da duemilanove anni
a questa parte. E allora, caro Gesù Bambino, voglio fare atto di contrizione e chiederti perdono, sperando di
poter essere ammesso un giorno anch’io nel paradiso dei giornalisti, accanto ad Enzo Biagi ed all’avvocato Accardo. Perdono per tutte le volte, innanzitutto, che sono stato altezzoso e saccente con i colleghi della stampa locale, per tutte le volte che ho fatto il professorino. So per altro che ci ricascherò, è la lunga tradizione della testata ed il ruolo che vi rivesto. E chiedo perdono anche per tutte le volte che mi sono autocensurato, che non sono stato abbastanza coraggioso, che ho dovuto mangiarmi le dita per non scrivere tutto quello che venivo a sapere, e che magari scriverò più in là (se Dio vuole): non è esecrabile giornalismo ad orologeria, si tratta solo di non danneggiare chi si confida e sfoga con me. E magari lo scriverò in un libro, trasfigurandolo (“Un giorno li metterò tutti in un libro” – Dylan Thomas). E, visto che ci siamo, perdonami pure per la mia pigrizia nel seguire la realtà locale, prometto che prima o poi almeno un Consiglio Comunale me lo vado a seguire, così, per
scrupolo. Perdonami perché, per renderTi quella giustizia tante volte negata. Ti, avrei voluto scrivere un bell’editoriale sul cardinale von Balthasaar che, per fare lezione all’Università tedesca in cui insegnava, doveva mettersi in giacca e cravatta, mentre qui infuriano a tutti i livelli prese di posizione neo-teocratiche, in deroga alla Costituzione (artt. 3 e 19); e che – a mio modesto modo di vedere – sono controproducenti anche per lo stesso
Messaggio cristiano. Ma ahimè, il mio spazio per questo numero è terminato, e forse è meglio così.
All’anno prossimo, vuoi?
Giuseppe Della Monica
Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 16 dicembre 2009