Una delle famiglie storiche
(a) Torre del Greco – Una delle famiglie storiche dell’economia torrese è sicuramente quella dei Cataldo, impegnati nel commercio delle conchiglie fin da quando Elvido Cataldo, classe 1900, cominciò ad interessarsene, lanciando una florida azienda tutt’ora esistente. Abbiamo incontrato Antonio Cataldo, uno degli eredi dell’impresa e proprietario dell’azienda “Le meraviglie del mare”, per scoprire i segreti ed i ricordi legati a quest’arte.
La vostra è un’antica azienda, come si è arrivati a “Le meraviglie del mare”?
È iniziato tutto con mio padre Elvido, famoso incisore napoletano che decise di interessarsi al settore delle conchiglie. Noi eravamo dieci figli, cinque maschi e cinque femmine; i figli maschi proseguirono l’attività paterna, anche se ci siamo divisi nel tempo. I miei fratelli Vincenzo e Domenico si sono messi in proprio, così anche mio fratello Luigi, che decise di occuparsi più del settore terziario che della produzione. Io inizialmente mi occupavo dell’azienda con mio fratello Gennaro, poi però ci siamo scissi ed ora gestisco “Le meraviglie del
mare”.
Lei è cresciuto in questa realtà, ci può raccontare qualcosa del passato?
Ricordo che nel passato c’erano molti meno esportatori rispetto ad adesso e, soprattutto, c’era un rispetto maggiore per il ruolo dell’artigiano. Oggi la concorrenza si è allargata e si è fatta sleale, perché vuole imporre un numero massiccio di prodotti a scapito della qualità. Inoltre oggi tutti vogliono fare tutto, si è stravolto il rispetto dei ruoli ed alcune figure sono andate a scomparire.
Se dovesse paragonare passato e presente, dove penderebbe la bilancia?
Io preferisco decisamente il passato. Oggi i giovani si sono allontanati da settori come l’artigianato, poi anche il polo orafo del Tarì di Marcianise ha decentrato l’attività e tolto molto a Torre, credo che un posto così avrebbe dovuto trovarsi nella nostra città.
Vuole regalarci un ricordo personale legato alla storia della sua famiglia?
Ricordo che da piccolo mi svegliavo sempre alle sette e correvo a lucidare tutte le conchiglie, continuavo
fino alle otto e venticinque, poi dovevo fare una corsa da via circonvallazione fino a piazza Luigi Palomba per non arrivare in ritardo a scuola. Mio padre è stato un grande modello, tutte le mattine arrivava a piedi fino a Napoli per vendere le sue conchiglie, poi al ritorno era così stanco che talvolta si faceva dare un passaggio dai
carretti ortofrutticoli che facevano quella strada. Ha lavorato tutta la vita, fino all’ultimo, dando l’esempio a tutti noi.
Sara Borriello
Articolo già pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 4 maggio 2011