Uno dice ora vado a Portosalvo e ci va. Con l’ombrello, cala su Via Comizi, scende per la scala a zig zag che mena a Via Fontana, un’opera d’arte nell’ingegneria civile, da ieri imbrattata ancor più di pittura bianca, senza rispetto. Lì vicino qualcuno vende colori. Non vede. Portosalvo è tutto quanto in se stesso contiene, quartiere gente mare barche, e quindi la chiesa. Che contiene il p arroco dietro una catasta di libri e carte
Don Franco mi ha steso quasi una biografia dei suoi percorsi. Andando molto indietro mi racconta di suo nonno F rancesco, uomo di fiducia della Ditta Liguori, coralli e perle, quelli di Corso Vittorio Emanuele. Con un autista e camion andava a Civitavecchia per ritirare un carico di corallo proveniente dalla Sardegna. In una curva, a Isola del Liri, il mezzo si ribaltò, Francesco tentò di gettarsi dal finestrino ma un ulteriore ribaltamento fece richiudere il cristallo con violenza, una ghigliottina, gli recise la testa. Era noto come Sciampagna per il suo carattere gioviale, allegro, il classico amico dei bei tempi di baldoria, ma poche Signorinelle ai tempi suoi.
Il padre di Don Franco, Giuseppe Giovanni, noto come Gianni Sciampagna, era piccolo di camera sulle navi della mitica Società Italia, navi a forma di navi, Andrea Doria. Giulio Cesare, Augustus, Leonardo da Vinci, Michelangelo, Raffaello. Aveva sposato Maria Rosa Salerno, figlia di un Vincenzo Salerno pittore, decoratore di talento, firmava insegne per negozi, quelle su cristalli, decorava case quando le case pretendevano pitture, come La Notte, nei soffitti delle camere da letto, una donna alata con bambino e luna, simboli di maternità e pace familiare.
Di quest’uomo si racconta che, andato a casa di un signore che l’aveva mandato a chiamare per decorare la casa col suo magico pennello, il maestro Vincenzo si presentasse con abiti da lavoro. Il signore che s’aspettava un paludato artista, aprendo la porta gli disse: Ma io avevo chiesto del pittore Salerno…E il maestro rispose: E io chi sono, Vietri sul mare? Questa storiella si raccontava, qualcuno ricorda.
Questa famiglia, come quasi tutte, si porta ancora addosso lo strangianomme: il più noto di questi era Cesare Sciampagna, zio di Don Franco, uomo brillante, animatore di allegre compagnie, grande tifoso dellaTurris, popolare scapolo inpenitente, donne d’attorno non se faceva mancare. Fino a quando su un aereo che lo portava in Inghilterra per commercio di corallo e affini non incontrò Roberta, una bellissima hostess che lo incantò, si sposarono e Cesare ora vive a Londra. Ma torna spesso, appena può, al suo sole e al suo mare che gli sta nell’anima.
Quando prendo commiato volgo uno sguardo alle foto degli ex-voto ai muri di uno spazio parrocchiale divenuto saletta teatrale. Nella greve penombra di luci sommesse le foto ricordano quadri votivi come si usava offrire per salvezza da tempeste marine e naufragi. Erano alla Parrocchia del Carmine. Stavano per essere bruciate per le solite frenesie di rinnovamento quando un signore di passaggio le chiese per sè dando un obolo alla chiesa che voleva disfarsene. Da una copertina di un periodico d’arte sacra, molti anni dopo, Don Antonio Mangone venne a sapere che una cinquantina di queste piccole graziose opere erano state donate al Museo della Marineria di Venezia, una sala intera. E là s tanno.
Intabarrato per difendermi dall’umidità, come compare Turiddu vado fuori all’aperto, con un addio alla mamma ma Madonna, Santa Maria di Portosalvo. C’è ancora pioggia ma più lieve, fili di seta si descrivono in tracce oblique davanti a vecchie lampade di strada. Oscillano con lamentosi cigolii al leggero vento che viene dal mare catene e armamenti di paranze, mugolano un pianto come di anime del purgatorio. Mi inerpico per scale che menano al Viale Castelluccio per guadagnare l’altezza di Capotorre. Qui la nuova Via Roma è un molo d’altura con bitte di pietra etnea, attracco con la navicella dei pensieri alla mia casa, e buonanotte alla luna. Che stasera è velata, come vedova che versa lacrime di scirocco.
Ciro Adrian Ciavolino
photo Pasquale D’Orsi
Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 17 dicembre 2014
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